Il segreto degli AC/DC: IL SILENZIO

Se dovessimo fare una classifica dei riff più iconici nella storia del rock, probabilmente gli AC/DC occuperebbero parecchi posti.

Pezzi come Back in Black, Highway to Hell e Thunderstruck non sono sempilici canzoni: sono riff scolpiti nella pietra del rock, come i quattro presidenti sul monte Rushmore.


Ma qual è il segreto che ha permesso agli AC/DC di andare avanti per decenni, sfornando un riff iconico dopo l'altro?

Molti credono che la forza degli AC/DC stia in una formula semplice ma infallibile:

  • Power chords potenti e diretti.

  • Un groove impeccabile che ti entra nelle vene.

  • L'energia straripante della band, guidata dal carisma di Angus Young.

Ma in realtà, io credo che ci sia un altro segreto, un dettaglio che spesso passa inosservato, ma che secondo me è il più importante di tutti, come l'ingrediente segreto della Coca-Cola: le pause.

Il potere dei silenzi

Sì, proprio loro: i silenzi tra una nota e l'altra.

Secondo me, a rendere davvero potenti ed esplosivi i riff degli AC/DC è il silenzio.

Può sembrare un paradosso, lo so. Le pause non le vedi, non le senti, ma sono lì a fare la magia.

Ma lasciami spiegare: oggi ti mostrerò come il silenzio, nelle mani giuste, può diventare più potente di mille note sparate a tutta velocità.

Resta con me, perché sto per svelarti il piccolo grande segreto degli AC/DC. E, se vuoi migliorare sulla chitarra, dai un’occhiata al mio libro ‘La Bibbia della chitarra solista’:

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BACK IN BLACK E HIGHWAY TO HELL

Nei riff degli AC/DC le pause sono come il prezzemolo.

Prendiamo per esempio il riff più famoso della band, Back in Black:

La prima battuta del riff di Back in Black

Basta prendere la prima battuta per notare che abbiamo 6 note e ben 4 pause.

Le pause in totale durano 2/4, ovvero esattamente il 50% dello spazio della battuta.

Stessa cosa per il riff di Highway to Hell:

Le prime battute del riff di Highway to Hell

Qui le pause durano due quarti più un ottavo, ovvero più del 50% della battuta!


COME SUONARE I RIFF RISPETTANDO LE PAUSE

Prendiamo sempre il riff più famoso di sempre degli AC/DC e forse della storia del rock: Back in Black.

Ho visto parecchi chitarristi, anche bravi, suonarlo in questo modo (minuto 3:23 del video):


Senti che, andando a riempire i momenti di silenzio con rumori e note non necessarie, il riff perde parecchia della sua forza.

Proviamo invece a suonarlo come l'originale, rispettando religiosamente le pause tra una nota e l'altra (minuto 04:22).

Ecco che ci siamo: non stiamo più suonando un'imitazione troppo zuccherata della Coca-Cola, ma la ricetta originale, quella che tutti riconoscono anche bendati, senza capire bene il perché.


LE PAROLE DI MALCOM YOUNG

Mentre pensavo a questo concetto e preparavo questo video, ho fatto alcune ricerche e in effetti ho trovato diverse interviste degli AC/DC in cui suggeriscono questo segreto.

Malcolm Young ha detto: "Non è importante solo cosa suoni, ma anche cosa lasci in sospeso."
E ancora:“Non devi fare tutto, devi fare solo ciò che conta."
Phil Rudd, il batterista della band, una volta disse: "Le pause degli AC/DC? Sono il momento in cui tutti pensano: adesso arriva il colpo! E hanno ragione."

Qual è invece la vera forza: le pause come elemento di groove

Malcolm Young, il cuore ritmico degli AC/DC, ha incarnato alla perfezione il motto "less is more". Per lui, non serviva riempire ogni spazio con note o virtuosismi. La potenza stava nel saper scegliere con precisione cosa suonare... e cosa non suonare.

La sua chitarra ritmica non è solo un accompagnamento, a deve essere il motore che traina ogni canzone, grazie all'uso sapiente delle pause. 

Conclusione

I riff degli AC/DC sono la dimostrazione che il rock non è solo potenza e velocità: è anche controllo, equilibrio e silenzio. Grazie alle pause, gli AC/DC hanno trasformato riff semplici in capolavori immortali.

La prossima volta che ascolti una loro canzone, presta attenzione a ciò che non viene suonato. È lì che si nasconde la vera magia. E magari, tra una pausa e l'altra, prova a immaginare Malcolm che sorride, consapevole di aver lasciato un'eredità che suona ancora, anche quando non suona.

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